Critica_OgniIstante_Cielo - Eros_vsPro16_feb21

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"OGNI ISTANTE"
TRA NATURA E TEMPO:  L'UMANO, IL DISUMANO.

Il tempo ci svela: siamo intessuti di tempo, il tempo è il nostro modo di sentirci coperti per affrontare nuove sfide, per non essere trascinati dal volere della morte, sempre in agguato, oltre il fondo.
Se fermiamo il tempo abbiamo l'istante, riduzione estrema senza configurazione:
Ogni volto lo stesso volto,/ogni cielo,/lo stesso cielo. /Nulla ,/che non sia stato. /….
(Ogni istante), come se tutto si trattenesse  in una parentesi senza accrescimento.
Se liberiamo il tempo abbiamo le stagioni dell'Uomo e della Natura, il passaggio dal dolore al sollievo, senza esclamativi, in una concezione della realtà dove non c'è colpa, ma solo il calore di una disperata pazienza:
Tutto il tempo di questa attesa,/ di queste onde desolate. / Tutto il peso di questo cielo. / La fatica/ di questo mare.  ( Il naufrago).
Portate un abito azzurro!/ La luce ha lasciato i suoi occhi,/ giovani ombre/ ne vegliano il sonno/…..( Giovani ombre).
Il tempo lega l'Uomo alla Natura così tanto che non si parla dell'uno senza l'altra:
……O madre,/ non sapevamo del maggio!/ Né della grazia di questa stagione,/ se, giallo,/ il grido dell'autunno si disperde.(Novembre).
…..Tra vie concitate,/grandi alberi tristi,/qui vive l'uomo.(Qui).
La Natura lascia in noi un'impronta come quella lasciata da chi ci dà  o che ci ha dato tanto affetto:  
Come il sole sorge nella luna/ o un'impronta vive nella roccia. / Così/ chi ci manca è con noi. /……(Un'impronta).
Versi pregnanti dove, a livello formale, le pause sono sostenute, oltre che dall'andare a capo, da ripetute virgole. Nella poesia contemporanea le virgole sono spesso considerate un elemento di separazione inutile, per Eros Olivotto, invece, queste servono a non farci sfuggire dal suo gioco di biglie dentro la pista, come dire: ascoltami.  Così le virgole diventano un linguaggio che ci affida alla riflessione e costringe  a fermarsi per entrare nel cuore del poeta.  
Senza complicazione letteraria e volutamente scarsi di metafore, i versi di Eros Olivotto celano un'intricata inquietudine: la memoria visita e rivisita, evocando dal passato la frantumazione materica, cercando di ricomporla, a volte con un eccesso di maturità e mancanza di abbandono, come se le parole fossero dette da un padre che vuol ricondurre l'esistenza ad una visione più accettabile, nascondendo la rabbia, gli inganni, le menzogne, la disobbedienza:
Non chiedere di non cadere. / Ascolta l'uomo, / il suo dolore. / Alcuni pesi sono sostenibili. / Non chiedere di non cadere.( Alcuni pesi).
Nella poesia "Valpolicella" il poeta rivisita la Natura slegandola dal tempo, conservandone l'antico fascino di Paradiso degli umili, anche se ormai violato,  perché nella terra riposa il respiro del tramonto, cioè  il respiro della Memoria:  un atto religioso per eccellenza!
Poche le "zone immaginarie", come se la fantasia avesse perduto la coloritura, fosse rimasta nel "fendente della luce", ovvero nella ragione. Nella ragione, le parole scavano e non lasciano "residui", il dire acquista una compattezza nervosa:  
Ora l'uscio è socchiuso. / Nel fendente della luce,/ al riflesso del mattino,/ la vita sognata,/ i passi che si persero,/ le nostre parole.  (L'uscio).
Dove resta, il sogno non è legato all'aspettativa, ma al desiderio di conservare l'amore per  la vita, intesa in senso lato, e per le persone più care.
Dedicata alla moglie e al figlio, la lirica "Ieri"  è un canto riconoscente che ha l'estensione di un diapason, dalla misura di un respiro arriva fino ad accordarsi con i toni più alti del cuore:       
Pensavo ad un tempo senza dolore, /prodigo di anni, di sogni,/ a stagioni sicure ./ Udivo nel buio il vostro respiro. / Smisurata,/ la notte echeggiare.
In tutta la raccolta poetica il tema dell'istante appare molte volte, non solo in riferimento alla fugacità e alla frammentarietà insanabile dell'esistenza, ma anche come istante prezioso per accordarci con il Tutto:
In una stanza di fortuna,/ leggo distratto. / Ché il vaso delle arance/ riflette la luce della luna. (Stanotte).
Bastano questi versi di rara bellezza per sentire l'anima di Eros Olivotto, la sua parte di energia pura, quasi una poesia Zen che dice: dobbiamo mettere da parte parole e letteratura e cercare solo la Verità.
L'istante dunque come varco per accedere a microscopici universi contigui, un canto aurorale all'origine della vita, un invito per Noi che a volte giochiamo con la vita in un rapporto invertito:
Noi, /senza sogni né dei,/ principio sommario, / impreciso. / Oscura ragione. / Qui,/ora. / Indifferenti all'aurora.

                                                                                    AnnaMaria Cielo



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