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Intervento critico di Roberta Dapunt
Poetessa
Nota critica di Annamaria Cielo
Poetessa e critico letterario
Studio critico di Adriana Gloria Marigo
Poetessa e critico letterario
Nei testi, brevi illuminazioni di stretta ascendenza ungarettiana, la lezione de L'Allegria viene assorbita in modo autonomo e personale, dando origine a una costruzione nel cui respiro si concentra un massimo di sincerità e di emozione. Da qui, tra realtà e memoria, sgorga la figura della madre che dà la vita, ama e nel contempo redime.
La lingua parlata, piana, è quella di ogni uomo sensibile, resa significativa dall'affabilità con cui viene proferita.
La metrica si lega inscindibilmente al ritmo interno delle singole parole, ritmo messo in evidenza pure dallo spazio bianco che le circonda.
Tu sapevi.
Svanita la voce,
irrimediabilmente,
ecco i tuoi gesti ripetersi infiniti.
Ogni volta più precisi,
mai uguali.
Fino a scivolare dalla mente
e raggiungere il cuore.
In questa notte di neve,
potrei,credo,
riconoscere il tuo incedere,
l'arco dei passi,
la linea bruna delle spalle.
Riverenti,
silenziose.
Un ventaglio di seta,
dei libri,
un ritratto.
Semplici oggetti riposti con cura.
Come sapessi,
mentre aspettavi,
quanto tardi si andasse facendo
per te.
E io non guardavo,
non capivo.
C'è una tua fotografia
accanto al mio letto,
un'immagine di te
che fuggi divertita.
Spossata, credo.
Le labbra arricciate
nella piega consueta.
“Vivono gesti
sepolti in noi,
parole”.
Accecato dalla mia presunzione,
ridevo.
Ora torni,
mentre lasci la stanza,
ogni volta,
segretamente in me.
Tutto questo silenzio,
quest'attesa senza ragione!
Vorrei la quiete,ora,
delle tue braccia,
il rigoroso fervore della fronte,
dei capelli raccolti.
La tua nuca severa.
Le tempie accese.
Fossi rimasta!
Veglierei in questa notte,
sfidando il sonno.
Poi, nel tuo nome,
sceglierei parole.